Descrizione
Anche la storia di un territorio si può vivere per raccontarla. Lo dimostra Marcello Muzzi, autore del volume “Dodici castelli”, un vero e proprio viaggio, nello spazio e nel tempo, alla scoperta degli antichi manieri e delle fortificazioni costruite a difesa della città di San Severino. La pubblicazione, corredata da stupende fotografie di Claudio Scarponi, è stata presentata in occasione della Notte dei Musei 2014 e inserita nella rassegna “Incontri con l’autore” de “i Teatri di Sanseverino”. Settantadue pagine che si leggono d’un fiato e che rappresentano una vera e propria mappa commentata, utile – come consiglia lo stesso autore – per programmare una gita fuori porta: “In una bella giornata estiva, partendo di buon mattino, si può completare il giro dei castelli prima di sera ed entrare in un’atmosfera coinvolgente fatta di reminiscenze storiche, di immersioni nella natura intatta, di riflessioni sul passato, e più in generale, di considerazioni sulle vicende umane. Si può star certi – aggiunge Muzzi – che, dopo averli conosciuti, i viaggiatori dello spazio e del tempo torneranno a trovare questi castelli, scoprendoli meno ruderi e più vecchi amici, con i quali passare molto di più della singola ora della prima volta”. Il percorso inizia da Carpignano, quello che viene definito un “castello insolito”, e prosegue per Colleluce, un “castello pieno di sole”, poi per il castello di città, “emblema del comando”, per fare tappa alla Truschia, il “castello che non c’è”. Si riparte da Pitino, “il principe dei castelli”, e si prosegue per Serralta, “un castello appartato”, per Aliforni, “un castello strategico”, Castel San Pietro, “un castello tranquillo”, ed Elcito, “un castello sopra le nuvole”. Da qui il passo è breve per raggiungere Isola, “un castello in un mare di verde”, Frontale, “una eredità contesa”, Ficano, “un castello di confine”. Nella pubblicazione – guida di Muzzi c’è infine spazio per altre cinque fortificazioni di una certa importanza storica, militare e anche economica: Schito, Monte Acuto, Gagliole, Bisaccia, Civitella. “In questo volume – è intervenuto Muzzi presentando la sua opera – ho raccolto cose in parte già scritte ma che raccontano tutte della straordinarietà di San Severino. Io nella mia vita ho avuto delle fortune: la prima è stata quella di nascere qui, in un centro dove l’orgoglio di appartenenza è ancor più forte che altrove. San Severino è stata, anche in passato, una delle città più importanti delle Marche anche per la presenza della famiglia Smeducci che è stata in continua guerra con i Varano di Camerino. Ma forse in pochi sanno che ci sono state quattro generazioni successive in cui uno Smeducci, o una Smeducci, ha sposato una Varano e viceversa”. “Le Marche – sottolinea Francesco Rapaccioni, console del Touring Club Italiano che ha presentato il volume di Muzzi in un partecipato incontro ospitato nel chiostro del Duomo antico al Castello – sono la regione dei teatri ma anche dei castelli. E’ emblematico il caso del territorio comunale di San Severino, uno dei più vasti d’Italia, a protezione del quale nel medioevo è sorto uno scacchiere di castelli a tutt’oggi ben identificabili dalle alte torri che punteggiano montagne e colline e perfettamente leggibili nei loro tratti architettonici originari”. “Le pagine dei dodici castelli emanano sensazioni preziose e richiami potenti alla storia della nostra città – commenta nella premessa al volume l’assessore comunale alla Cultura, Simona Gregori –. Assecondando dolcemente le curve delle stradine di collina e godendo dei colori della splendida campagna, Marcello Muzzi rianima l’identità dei luoghi con l’avvincente racconto delle rivalità tra contadi e signorie, delle loro spietate battaglie, degli illustri rapimenti e delle truci vendette che vi si sono perpetrate, mentre i raffinati scatti di Claudio Scarponi immortalano roccaforti dimenticate, capitelli sepolti e blasoni sfigurati. Accompagnando il visitatore curioso sulle tracce delle torri di avvistamento e dei borghi fortificati, questo agevole libro di viaggio si legge con la levità di un romanzo storico la cui protagonista è la civiltà settempedana che, attraverso i secoli – conclude la Gregori – ha difeso fieramente un peculiarissimo scrigno urbano di arti, saperi e sapori”.
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